TORTORA
(CS): Si è appena conclusa la terza campagna di indagini archeologiche nel Foro
di Blanda, cinque settimane di scavo
sul colle del Palecastro. Dalla fine di maggio il sito di Blanda è stato
indagato dal Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli
Studi di Messina, concessionario per conto del Mibact, sotto la direzione
scientifica del Prof. Fabrizio Mollo, in strettissima collaborazione con il
comune di Tortora, che ancora una volta in maniera encomiabile e significativa
ha messo a disposizione attrezzature, ospitalità e supporto logistico, e la
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di
Catanzaro, Cosenza e Crotone, nelle persone del Soprintendente dott. Mario
Pagano e del Funzionario responsabile, dott. Simone Marino.
Lo
scavo ha visto la partecipazione di oltre quaranta ricercatori (studenti,
laureati, specializzati e specializzandi) provenienti dalle Università di
Messina, ma anche dall’Unical e da altri Atenei italiani. Oggetto delle
ricerche la città di Blanda Iulia,
colonia di veterani romani databile alla fine del I sec. a.C., in vita sino
all’età di Alarico come importante centro amministrativo dell’area del golfo di
Policastro, nato in seguito alla guerra annibalica, quando fu preso ai Lucani.
Le
indagini hanno riguardato anche per quest’anno l’area del Foro della città romana, con una serie di saggi effettuati per
cercare di meglio definire e completare gli interventi effettuati nel 2016 e
nel 2017.
Sono
stati indagati soprattutto i settori nord del Foro stesso, dove sono state
intercettate le botteghe che si dispongono intorno ad una porticus triplex, un grande portico coperto, di cui si è individuato
un poderoso ed ampio crollo del tetto.
Al
fine di meglio comprendere la situazione planimetrica e l’evoluzione della
struttura dell’abitato di Blanda è
stato, inoltre, completata l’esplorazione dell’area cosiddetta 1000, posta a
ridosso del tempio cosiddetto A, con una serie di edifici appartenenti agli
isolati posti a nord e a sud della plateia A, proprio a ridosso dell’ingresso
al Foro.
Negli
anni passati era stato individuato in questo settore un edificio
pluristratificato che si affaccia sulla plateia
A, nel settore meridionale, all’ingresso dell’area del Foro, dove nella
prosecuzione della strada è emersa anche la presenza della fogna di epoca
romana.
Le
novità più importanti e significative sono riferibili al settore posto alle
spalle del tempio A del Capitolium,
dove è stato rinvenuto un poderoso livello di materiali arcaici, già
individuato nel 2017 e meglio definito nel corso della campagna 2018,
riferibili ad un abitato enotrio posto sulla parte sommitale del Palecastro. Si
tratta delle prime attestazioni di un insediamento indigeno databile nella
prima metà del VI sec. a.C., una delle più grandi scoperte degli ultimi anni,
considerato che per la prima volta è emerso un livello arcaico relativo al
560-550 a.C., più antico delle tombe
della prima fase della necropoli, databili invece tra 540 e 520 a.C., un
orizzonte dove i contatti degli indigeni con il mondo greco sono labili e
sfuggenti.
Lo
scavo 2018 ha permesso di indagare un tratto significativo della plateia A, per
una trentina di metri, rinvenuta ingombra dello strato di abbandono e
distruzione delle strutture, in parte crollate nella carreggiata, come dimostra
la presenza di un intero segmento murario lungo alcuni metri, collassato sulla
strada.
Al
di sotto degli strati di riempimento della strada è stata rinvenuta e indagata
per una ventina di metri circa la fogna, passante al centro della strada,
costituita da un canale in cementizio coperto da grossi basoli piani ed i
tubuli di terracotta all’interno.
La
fogna sembra essere stata abbandonata tra la fine del I e la metà del II sec.
d.C., con la dismissione della fogna stessa, con la copertura divelta ed il
riutilizzo delle tubature in laterizio in posizione verticale, al fine di
drenare l’acqua.
Il
sito di Blanda sul Palecastro di
Tortora, con le fasi enotrio-indigene, lucane e romane tra VI sec. a.C. e sino
al VI sec. d.C., rappresenta uno dei più importanti insediamenti e palinsesti
archeologici della Calabria per livello di indagine, storia dell’insediamento
ma anche per il mirabile connubio tra istituzioni (Università di Messina,
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Comune di Tortora) che ne
fa ormai un modello virtuoso di riferimento. In ultimo, le ricerche degli
ultimi anni, hanno fortemente aumentato il contesto archeologico fruibile, in
vista dell’imminente completamento dei lavori del parco archeologico.
Testo a cura del Prof. Fabrizio Mollo Dipartimento di
Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina
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