Accanto al Procuratore, nella Sala convegni dell’Hotel Bouganville di Belvedere Marittimo, il Presidente della Fondazione Sinderesi che ha promosso il progetto, Samuele Sangalli, con l’intervento in differita di Antonio Nicaso docente universitario in Canada di origine calabrese.
Il progetto intitolato Praticare la giustizia, vivere la legalità ha affrontato tematiche forti, in una sala gremita di pubblico, in cui gli argomenti toccati sono stati numerosi. Una certezza: la cultura della legalità si apprende innanzitutto in famiglia e nella scuola e il diffonderla nella società è un compito non sempre facile ma realizzabile a patto però di superare alcune barriere mentali.
Sinderesi, ha infatti spiegato il Presidente Sangalli, indica la capacità dell'uomo di formare i concetti per arrivare a un ideale di cultura e di organizzazione del sapere in favore del bene comune.
La
Fondazione, ha precisato, sviluppa il suo lavoro intellettuale in tre ambiti
concreti: la formazione alla cittadinanza attiva e responsabile,
preparando e accompagnando giovani e adulti alla corresponsabilità civile e
professionale; la formazione alla convivenza e al dialogo tra culture e
religioni diverse, contrastando il pregiudizio e la discriminazione
attraverso un'opera di dialogo, matura conoscenza e reciproco apprezzamento; la
formazione alla solidarietà verso chi soffre ed è più sfortunato, operando
per rimuovere le cause di emarginazione e favorendo il reinserimento nelle
normali dinamiche sociali.
In sintesi, tutto ciò significa innescare una consapevolezza critica - ha concluso Sangalli - e diffondere la cultura dell'onestà e il valore della coscienza come embrione di giustizia”.
In sintesi, tutto ciò significa innescare una consapevolezza critica - ha concluso Sangalli - e diffondere la cultura dell'onestà e il valore della coscienza come embrione di giustizia”.
Ho istituito un ufficio dove tutte le parti
offese - ha spiegato Nicola Gratteri - possono venire a incontrarmi: ricevo tutti,
almeno una volta a settimana, ci sono almeno trecento persone che arrivano, ma
io ricevo tutti. Questa apertura è fondamentale, perché dà grande fiducia alla
gente, che ha bisogno di parlare.
I calabresi – ha aggiunto il
procuratore – non sono omertosi: non sanno con chi parlare ma non sono
omertosi.
Continuate a denunciare e a venire a trovarci,
perché se nessuno bussa alla porta di un procuratore o di un sostituto vuole
dire che non siamo credibili. Se la gente ci cerca, vuol dire
che quanto meno spera di poter risolvere il suo dramma, che per noi può essere
magari piccolo ma per loro è la vita.
Un invito ancor
più fermo e incoraggiante ha caratterizzato la parte finale di quella che si
può definire una vera “lectio magistralis” del Procuratore Nicola Gratteri ai
giovani: riprendetevi gli spazi pubblici che noi stiamo ripulendo, ha detto. Riprendetevi la città perchè è vostra, non della 'ndrangheta.
Non
è un invito a rischiare perchè quello lo facciamo noi in squadra, ma una
richiesta per proseguire l’opera che abbiamo iniziato. Come? Donate il sangue
già a 18 anni, andate nei reparti geriatrici a regalare un sorriso agli
anziani, istituite associazioni di volontariato, impegnatevi in politica:
qualsiasi cosa vi impegni nel sociale, ma impegnatevi, questo il monito
del procuratore, così e solo così potrete davvero generare il cambiamento, perché
il cambiamento inizia da dentro, il percorso inizia a valle non a monte.
Tutti i ragazzi e il pubblico presente
hanno risposto con un lunghissimo applauso a queste parole forti, parole che
difficilmente potranno non rammentare.
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