
Accentuata
dalla presenza di uno schermo proiettante l'immagine delle mani flessuose dei
due pianisti, questa magia ha
catturato da subito l'attenzione del pubblico presente, che ha seguito in religioso
silenzio lo svolgersi dell’intero concerto.
Religioso:
proprio il termine adoperato dal Maestro
Fiorenza Bucciarelli nel definire il carattere di un programma da
interpretare con grande scrupolosità e devozione in quanto delicato - quasi
orante - con un garbo, nel tocco pianistico, come nella scrittura del primo
Claude Debussy, fatto di leggerezza impressionista, di melodie allusive e
tematismo sfuggente, di armonie ricche di modernismo misterioso.
Riguardo
al programma: L’enfant prodigue, Le
Triomphe de Bacchus e La Symphonie en si mineur, esse sono state eseguite nella scrittura originale per pianoforte a
quattro mani di Debussy, mentre per Prélude à l’après midi d’un faune, è stata eseguita la
trascrizione fatta dal compositore Maurice Ravel.
Un compositore in continua evoluzione, Debussy, che con La Mer-ultimo brano in programma- evidenziò in maniera ancor più definita la volontà di uscire da limiti codificati dalla
storia della musica attraverso un acceso colorismo, protagonista assoluto nei
tre schizzi sinfonici, accanto ad armonie profondamente mutevoli e suggestive.
Mani
flessuose le mani dei due artisti, mani che, intrecciando i propri
movimenti quasi sobbalzavano fra i tasti e si accavallavano
fra loro in modo scomodo ma stupendamente preciso, una
"forzatura" del movimento nel quale il pianista non è più
protagonista assoluto e padrone del proprio spazio, ma deve continuamente
adattare anche la postura ad un gioco di
parti d'eccezione, il gioco delle parti proprio di un'orchestra che
non c'è ma invece esiste, grazie alla magia del pianoforte e del duo pianistico
grandemente apprezzato attraverso lunghi e calorosi applausi. Adriana Sabato
“Una formazione unica, in
quanto nessun altro strumentista può condividere il suo stesso strumento con un
collega; in tal modo diventa un rapporto quasi identico a quello coniugale:
bisogna condividere uno stesso spazio, bisogna sapersi adattare alle esigenze
fisiche, morali e spirituali dell’altro, spesso si creano “contrasti” che poi
si ricompongono e rafforzano la situazione in atto, infine si condivide uno
stesso amore, in tal caso quello per la musica”!
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