BELVEDERE MARITTIMO Si è concluso con una conferenza
dedicata a Leonardo Da Vinci, il Programma "Pitagora
Mundus" attuato da IsCaPI.
Il progetto, in collaborazione con l’Amministrazione
comunale, si è tenuto nella Biblioteca del comune di Belvedere Marittimo a cura
del Professor Damiano Minisci,
docente di Storia dell’Arte.
“Leonardo da Vinci, uno dei geni dell’umanità,
cercava di far propria tutta la realtà interpretandola attraverso il fenomeno”.

Ha esordito
così
il professor Minisci incantando letteralmente il gruppo-studio degli ospiti provenienti
dall’Argentina e tutto il pubblico presente, con un interessante percorso conoscitivo
sull’ingegnosità di Leonardo, del quale quest’anno ricorrono i cinquecento anni
dalla morte.
Attraverso la disamina di
sue diverse opere pittoriche si è dunque riscoperto un genio che oltrepassa
anche i limiti del tempo. Il grande artista e scienziato infatti ha dimostrato
attraverso la sua brillante intelligenza la strettissima relazione fra tutte le
discipline che oggi, invece, sono sempre più parcellizzate. Basti pensare semplicemente alle opere
pittoriche: già da quelle giovanili traspare il concetto per cui “egli ,
ha detto il professor Minisci, non mirava a descrivere le immagini perché non
partiva dall’idea ma dalla sperimentazione, ossia, prima di dipingere, prima di
pensare, verificava, ecco perché il pensare e l’essere, come fenomeno, sono la
stessa cosa”.
Fra le opere esaminate dal Professore Sant'Anna, la Vergine e il Bambino con l'agnellino, caratterizzato dal rapporto
emotivo e insieme simbolico tra i personaggi, La Vergine delle Rocce e La Gioconda in
cui si evidenziano l’importanza
del paesaggio e la tecnica dello sfumato, L’ultima cena e, fra le
altre tecniche che hanno anticipato il concetto di percezione, la
prospettiva atmosferica.
Leonardo ha usato un tipo di linguaggio che nell’Umanesimo
era ancora impensabile.
L’Umanesimo fiorentino (citando il testo di G.C. Argan, Storia dell'arte italiana) ha spiegato
ancora il Professor Minisci, “si reggeva sul neoplatonismo, conosciuto nella
Repubblica di Firenze, grazie alla presenza di Marsilio Ficino e Pico della
Mirandola.
Il neoplatonismo di Plotino o quello
filtrato dalla cultura e dalla fede cristiana, invece, prometteva un
salto di qualità oltre la realtà del fenomeno ossia la realtà metafisica
superiore: dunque procedeva dall’idea e non dall’esperienza.
È l'intelligenza che permette di individuare nella esperienza l'"aliquid incorporeum" tipico del Neoplatonismo fiorentino. Come "qualcosa" di vago, incerto:dall'amore sensibile a quello spirituale (mediato dall'intelletto).
È l'intelligenza che permette di individuare nella esperienza l'"aliquid incorporeum" tipico del Neoplatonismo fiorentino. Come "qualcosa" di vago, incerto:dall'amore sensibile a quello spirituale (mediato dall'intelletto).
In Leonardo il neoplatonismo
consiste in qualcosa che porta in primo piano un principio che è nascosto nella
natura, ma che deve essere verificabile attraverso la ragione matematica
altrimenti l’esperienza sarebbe fallace. Qualcosa di nascosto nella natura
muove tutte le cose e muovendosi si trasforma in continuazione”. Leonardo era uno sperimentatore e sotto questo
aspetto anticipò tutti i nostri modi di pensare. “L’apprendimento, ha infine
concluso il Professore, passa dalla curiosità tipica del bambino, il quale per
capire deve sperimentare e integrarsi perfettamente col fenomeno”.
Lunghi applausi hanno concluso un'esperienza di
scambio interculturale di grande
successo che tutti si augurano possa ripetersi.
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