SANTA MARIA DEL CEDRO, MARTEDI' 14 MARZO
Aula magna stracolma di giovani, all'Istituto
comprensivo "Paolo Borsellino"di Santa Maria del Cedro. Arrivando, si
viene accolti con grande calore. L'orchestra dei giovani studenti intona le
prime note di bellissime composizioni della tradizione occidentale, che
evidenzieranno lo svolgersi dell'evento. Si celebra il "Tu Bishvat"
ebraico, la "Festa degli alberi". Così, anche in terra calabra, ove
il cedro è coltivato con tanta dedizione, i rabbini festeggiano la chiusura
della stagione invernale e la nascita di nuovi frutti e germogli. Il "Tu
Bishvat" è il capodanno degli alberi che, nella tradizione ebraica, segna
l’inizio di una nuova annata agricola. Una ricorrenza importante a cui nessuno
poteva mancare, rappresentanti istituzionali in primis, anche dei comuni
viciniori. Il dirigente Gerardo Guida, nel porgere il suo saluto a tutti,
introduce man mano i relatori. Tra loro, il Professor Franco Galiano, stimato
presidente dell'Accademia internazionale del cedro, che evidenzia il profondo
legame della coltivazione del frutto con la sacralità religiosa. Il cedro, per l'appunto, viene curato in
ginocchio come quando si prega. Una raccolta faticosa che avviene in questo
modo perché le piante sono basse e le spine dei rami acuminati. Il cedro non
solo come coltura, dunque, ma anche come elemento di condivisione tra religioni
differenti e tra popoli distanti e culturalmente diversi. Anche il presidente
del Consorzio del Cedro di Calabria, Angelo Adduci, interviene sottolineando in
particolare il legame dei dialetti locali con l'identità culturale dei popoli.
Essa rappresenta un diritto fondamentale indispensabile per creare un futuro
migliore per tutti. E proprio in dialetto vengono recitati alcuni bellissimi
versi, nel corso della manifestazione, dagli studenti dell'Istituto
comprensivo, un legame magico con l'amore verso la natura, la terra, la vita.
Un legame, ha spiegato infine il rabbino capo della
comunità ebraica di Napoli, Umberto Piperno, che si ritrova pienamente
nell'albero. "Le sue radici sono i vostri nonni, con tutta la saggezza che
vi rende forti", ha spiegato ai ragazzi, "il fusto sono i vostri
genitori ai quali vi appoggiate per ogni necessità, i rami, con fiori e frutti,
siete voi".
Queste e tante altre le similitudini raccontate dal
rabbino, ma in tutte il significato profondo riporta sempre all'esaltazione della
rinascita dell'uomo. Una rinascita che si rinnova continuamente, come in
natura.
Una bellissima
composizione in ritmo di danza ha concluso la prima parte della manifestazione
ed ha preceduto la degustazione delle bevande a base di cedro e la parte finale
della cerimonia. Essa si è concretizzata, all'esterno dell'Istituto, con la
suggestiva piantumazione del salice, simbolo della sofferenza e del pianto; del
melograno, simbolo dell'abbondanza e dell'unità dei popoli; dell'ulivo e del
cedro, simboli della pace e della solidarietà. Emblemi della terra, questi
alberi rappresentano in questa occasione il ricordo della festa dell'albero,
che è dunque la festa dell'uomo.
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