Riecheggiano a lungo nella mente le parole del Maestro
Salvatore Accardo mentre, a Montalto Uffugo la sera del 9 luglio scorso, la musica
del suo quartetto colora di bellezza l’atmosfera intorno.
L’arrivo
in anticipo davanti al sagrato del Duomo della Madonna della
Serra di Montalto, ci consente di seguire per qualche minuto le prove che il Maestro
sta eseguendo insieme al suo quartetto. Ed è davvero emozionante. 
Il
quartetto - Salvatore
Accardo e Laura Gorna al violino, Cecilia Radic al violoncello, Francesco Fiore alla viola
- fondato nel 1992,
è stato ospitato nell’ambito del Festival Internazionale Ruggero Leoncavallo,
una manifestazione di grande rilievo per tutta la regione che, fino al 30 luglio,
offrirà ancora spettacoli degni di nota. Il sindaco Pietro Caracciolo, nel
ringraziare il Maestro Accardo per aver accettato di esibirsi a Montalto, trasmette
tutta l’emozione per questa grande serata di musica senza mai trascurare, per
questo, il suo alto spirito di ospitalità.
Si, ha ragione il Maestro, la musica è un miracolo. Ascoltandolo in quartetto, se ne ha piena conferma: il foltissimo pubblico presente segue silenziosamente, affascinato dalla bellezza della musica, il miracolo che essa puntualmente compie, la capacità che possiede di far vibrare le proprie armonie in consonanza con le corde del proprio cuore. Meravigliosi suoni che imprimono energia e benessere al nostro animo risuonando fra le note, “musica fra le note” per dirla con Mozart. Proprio quella che stimola il pensiero.
Il Maestro
Fiore illustra il programma: tutta italiana la prima parte, con il Quartetto n.3
in la minore per archi di Niccolò Paganini che ha dato luogo ad una piacevole sorpresa per quanti non conoscano i
Quartetti del compositore genovese, “oscurati dai celeberrimi, rivoluzionari Capricci, dai funambolici Concerti o dalle grandi Variazioni, summa di ogni possibilità tecnica ed espressiva dello strumento”.
Si tratta di pagine che più che ispirarsi all’aulico modello classico viennese
esemplarmente formulato da Haydn, Mozart e Beethoven, “rimandano più indietro
nel tempo a quello della sonata a quattro: con uno strumento, e non poteva
naturalmente che trattarsi del primo violino, ben spesso con funzione
concertante, mentre gli altri tre componenti gli si affiancano in un ruolo di
ornato accompagnamento”.
Con la “Serenata italiana” di Hugo Wolf, nella seconda
parte del concerto, si è rientrati ancora in piena atmosfera italiana.
Il concerto si è concluso con il Quartetto per
archi n. 3 in la maggiore, op. 41 n. 3 di Robert Schumann, composizione molto apprezzata per il serrato dialogo tra le voci
strumentali, tutte protagoniste e ben valorizzate dal compositore.
La materia
sonora, con questa esecuzione, si veste di tutto punto con quella densità e quella malìa propria degli
archi i quali la modellano a proprio piacimento.
Il maestro Accardo in quartetto, con in mano il suo
violino, regala a tutti uno splendido panorama della sua esperienza di vita e la
sua musica sempre di più ci stringe in un abbraccio vitale lasciandosi
ascoltare, lasciandoci andare nella sua contemplazione.
Lunghissimi applausi
hanno evidenziato la piacevolezza dell'ascolto accompagnando i bravissimi interpreti lungo lo svolgersi di una serata
davvero magica ed irripetibile.
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