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martedì 20 settembre 2016

BELVEDERE COMITATO PER IL NO







 "Il Comitato per il No di Belvedere Marittimo in vista del Referendum, che si terrà in autunno, sulla riforma (meglio definirla Controriforma ) costituzionale, invita i cittadini a prendere sempre più coscienza dell’importanza del voto e della necessità di votare NO contro la legge di modifica della Costituzione del 1948.
Si tratta di una modifica antidemocratica, anticostituzionale (nel senso che è in contraddizione con i principi supremi della prima parte della Costituzione), illiberale ed inefficiente.
E’ antidemocratica e anticostituzionale perché:
  • Uno dei due rami del Parlamento, il Senato, non verrà eletto dai cittadini. Viene così meno un principio fondamentale della rappresentanza democratica, violando così l’art.1 della Costituzione “ ………La sovranità appartiene al popolo…..”. Questo è il principio in base al quale, negli Stati liberaldemocratici, le istituzioni (il Parlamento, le assemblee territoriali) che producono le leggi sono elette direttamente dai cittadini. Il Senato invece eserciterà fondamentali funzioni legislative ed istituzionali quali la modifica della Costituzione; la formazione e l’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione Europea; la partecipazione all’elezione del Presidente della Repubblica; l’elezione di due giudici costituzionali; parteciperà all’elezione di un terzo dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura ( CSM ), senza essere eletto dai Cittadini: non c’è nessun Paese democratico al mondo che attribuisca funzioni così rilevanti ad un’assemblea non eletta direttamente dal popolo.
  • In accoppiata con la legge elettorale (il famigerato Italicum) si determinerà un ordinamento costituzionale in cui il Presidente del Consiglio dei Ministri sarà il padrone assoluto della vita pubblica. Di fatto, con il sistema dei capilista bloccati e delle candidature plurime, 375 deputati saranno nominati dai capi partito e non dai cittadini. I deputati della maggioranza (340) saranno di fatto nominati dal Presidente del Consiglio dei Ministri – capo della maggioranza e avranno nei suoi confronti una totale sudditanza, che trasformerà il Parlamento – cuore della vita democratica- in una sua diretta promanazione.  L’autonomia del Parlamento, già adesso pesantemente compromessa, sarà praticamente nulla. E’ una parte della controriforma che aumenterà il potere della casta dei politicanti. La legge elettorale prevede un premio di maggioranza esorbitante senza una soglia minima per accedere al ballottaggio. Potrebbe quindi accadere che se al primo turno – ipotesi tutt’altro che fantasiosa in un Paese da sempre politicamente frammentato come l’Italia – si dovessero presentare alle elezioni decine di partiti e tutti dovessero prendere pochi voti, si potrebbe accedere al ballottaggio anche per esempio con il 3% o il 4% e poi vincere al ballottaggio, conseguendo il premio di maggioranza di 340 deputati. Nemmeno la legge elettorale del fascismo (la legge Acerbo) del 1923 arrivava ad una perversione siffatta del consenso elettorale, poiché prevedeva che per accedere al premio di maggioranza si dovessero conseguire il 25% dei consensi.
  • Attraverso la sua maggioranza sarà più facile per il Premier eleggere il Presidente della Repubblica, i giudici costituzionali, un terzo dei membri del CSM. Se a ciò si aggiunge,  come ha fatto Renzi recentemente, che il Presidente del Consiglio nomina i vertici e direttori dei telegiornali della RAI e acquisisce l’appoggio dei grandi giornali, che appartengono ai grandi gruppi economici e finanziari del Paese, grazie a provvedimenti ad essi favorevoli, avremo un capo del governo padrone del Paese, forte con i deboli e debole con i forti.
La controriforma costituzionale è illiberale perché:
  • Indebolisce l’autonomia di quegli organi costituzionali (il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale) che svolgono nel nostro ordinamento una funzione di garanzia costituzionale.
  • Avremo un Presidente del Consiglio munito di poteri resi abnormi anche dalla presenza di contrappesi istituzionali quantomeno indeboliti e dall’assenza di contrappesi sociali efficaci, come è evidente dalla crisi dei corpi intermedi della società che dovrebbero organizzare la partecipazione democratica (partiti, sindacati), dalla concentrazione in poche mani dell’informazione, dal degrado della Scuola, dalla  proliferazione degli egoismi individuali e sociali determinata da una crisi economica che non sembra avere – specialmente in Italia – una via d’uscita.
La controriforma è inefficiente perché:
  • A differenza dell’ordinamento attuale che prevede due soli procedimenti legislativi (quello costituzionale e quello ordinario) ci saranno più procedimenti legislativi (almeno 10). Questa situazione potrà causare dei conflitti di attribuzione tra la Camera ed il Senato, che potranno sfociare in conflitti di cui potrà essere investita la Corte costituzionale. La previsione di ben 10 procedimenti legislativi costituisce una complicazione e non una semplificazione del funzionamento degli organi costituzionali.
  • La modifica del Titolo V della Costituzione, riguardante le autonomie territoriali, non risolve i problemi che la sciagurata riforma del 2001, voluta dal centrosinistra, aveva creato in ordine alla confusa ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, ingolfando la Corte costituzionale con un notevole contenzioso in materia di conflitti di attribuzione, così trasformando di fatto la Corte – come ha detto il giurista Sabino Cassese, pur favorevole alla controriforma- da Corte dei diritti in Corte dei conflitti. La modifica costituzionale oltre alla dissennata abolizione delle Province – invece di sopprimere con legge ordinaria le centinaia di enti inutili, disseminati in tutto il Paese e che sfuggono ad ogni controllo democratico ed amministrativo – non affronta un problema essenziale nella vita degli enti territoriali: lo scellerato smantellamento dei controlli esterni. Così abbiamo avuto un’autonomia senza responsabilità, un’autonomia irresponsabile.
Allora a che serve questa controriforma costituente? Serve ad avere un padrone del Paese, che a sua volta serve ai grandi gruppi economici e finanziari nazionali ed internazionali. Ricordiamo che nel 2013 la banca d’affari americana JP Morgan elaborò un documento in cui esprimeva la necessità che fossero modificate radicalmente le Costituzioni democratiche dei Paesi dell’Europa mediterranea (Portogallo, Spagna, Italia e Grecia). Tutte Costituzioni approvate dopo la fine in questi Paesi di terribili dittature fasciste. L’assenza di una vita democratica ricca e partecipata favorisce l’autoritarismo economico, sociale e politico.
L’Italia ha la classe politica  (nazionale e locale) peggiore di tutto l’Occidente democratico e sarebbe stata invece opportuna, per esempio, una legge ordinaria di riforma della politica, che prevedesse: la temporaneità degli incarichi pubblici (non più di un certo numero di mandati); una consistente riduzione delle indennità, perché la politica non deve essere un mestiere, ma la “più alta forma di carità” come diceva Paolo VI; un severo regime delle ineleggibilità e delle incompatibilità; l’elevazione delle soglie di moralità pubblica.
Si poteva rafforzare l’autorevolezza del Parlamento, riducendo ancor di più il numero dei parlamentari, prevedendo la soppressione del Senato, invece di farne un dopolavoro per mestieranti della politica, con una sola Camera, eletta con un sistema proporzionale con soglia di sbarramento e l’obbligo della sfiducia costruttiva, rafforzando nel contempo la stabilità del Governo.
La Costituzione del 1948 è stata non solo una grande Carta giuridica, ma un grande testo letterario, e può essere annoverato tra i grandi testi non solo della cultura giuridica del Paese, ma anche della storia della letteratura italiana. A differenza dei somari costituenti della controriforma, i Padri costituenti erano persone di grande cultura che avevano combattuto il nazifascismo e che avevano avuto però l’umiltà, tipica degli spiriti magni, nonostante si chiamassero Croce, Calamandrei, Parri, Dossetti, La Pira, Ruini, Togliatti, Terracini, Orlando, Nenni, Moro, Mortati, Lussu, Basso, per citare solo alcuni, di affidare il testo costituzionale, prima di approvarlo definitivamente, alle correzioni operate dalla sapienza letteraria del grande latinista Concetto Marchesi (anch’egli membro dell’Assemblea costituente) e del grande italianista Pietro Pancrazi.
Vogliamo infine segnalare come il migliore funzionamento della nostra democrazia costituzionale sia la conseguenza di un più radicato costume civile e democratico, di un avanzamento civile, a cui può contribuire il miglioramento della Scuola, il cui degrado didattico e civile è stato ulteriormente aggravato dalla cosiddetta legge sulla buona scuola del governo Renzi. Concludiamo questo documento con le parole di uno dei Padri costituenti e uno dei più grandi giuristi del XX° secolo Piero Calamandrei, che così scriveva nel 1956 : “……… E tuttavia non c’è dubbio che in una democrazia, se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la Scuola a lungo andare è più importante del Parlamento, della Magistratura e della Corte costituzionale. Il Parlamento consacra in formule legali i diritti del cittadino, la Magistratura e la Corte costituzionale difendono e garantiscono questi diritti; ma la coscienza dei cittadini è creazione della Scuola; dalla Scuola dipende come sarà domani il Parlamento, come funziona domani la Magistratura: cioè quale sarà la coscienza e la competenza di quegli uomini che saranno domani i governanti e i giudici del nostro Paese. La classe politica che domani detterà le leggi esce dalla Scuola: tale sarà quale la Scuola sarà riuscita a formarla”.Comitato per No

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