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lunedì 26 settembre 2016

GIORNALISTI D'AZIONE A PAOLA




PAOLA Non si può trasformare un pettegolezzo da bar in un'  informazione. E non si possono fare (o scrivere) affermazioni senza prima essersi dovutamente documentati. La notizia va verificata attraverso fonti sicure, va argomentata, va contestualizzata.
E non si può confondere il giornalismo col pettegolezzo. Corre una bella differenza. Il giornalismo è un'altra cosa. Non ci si può improvvisare.

  Ha registrato la presenza di moltissimi giornalisti, il simposio condotto  dal criminologo clinico Sergio Caruso, che ha svolto il Seminario rivolto ai giornalisti “Comunicare il crimine. Analisi e strategie” sabato 24 settembre, nella sede dell'Auser di Paola, presieduto da Franco Melchionda. L'obiettivo, lo ha precisato il dottor Caruso, quello di contribuire a fornire ai giornalisti un bagaglio culturale capace di consentire loro una migliore interpretazione e, quindi, la comunicazione di una notizia criminosa più aderente ai fatti.
 

<<La sensibilità del giornalista nasce dal lavoro, dall'esperienza, dalla pratica empirica, dallo studio. Il giornalista è una persona che studia e che si impegna. Deve essere chiaro: si studia per diventare giornalisti, come si studia per diventare medici>>.

 Lo ha detto il presidente del Movimento Giornalisti d'Azione,Mario Tursi Prato, in apertura dei lavori, la cui organizzazione è stata curata dalla giornalista Francesca Rennis.
 <<Qualche volta, ha detto ancora il criminologo, i giornalisti, ma anche miei colleghi criminologi, non si limitano a riportare la notizia criminis basandosi sui fatti, ma scavano nella vita di vittime e presunti carnefici avventurandosi in disamine che nulla hanno di scientifico>>.

 Un dato di fatto incontestabile è che esistono purtroppo, le interminabili sessioni televisive in cui viene fornita la notizia e il pettegolezzo insieme, e si sviscera, si accusa, si crocifigge, si colpevolizza, si psicanalizza, si indaga, si pongono dubbi e risposte sui più efferati crimini del momento. E viene a mancare la cronaca nuda e cruda.

<<Il racconto dei fatti, ha precisato ancora il vicepresidente di Giornalisti d'Azione, la giornalista Rai, Livia Blasi, il 'come' avviene, significa per noi giornalisti, riappropriarci del racconto vero e proprio, della comunicazione, avvalendosi anche dell'aiuto degli esperti, come appunto avverrà qui quest'oggi. Non c'è nulla di male, il giornalista non è un professionista che ha un talento particolare, ma una persona che studia, che si aggiorna, che si confronta, come tutti gli altri professionisti>>.
 Nel caso della notizia criminis, è poi emerso nel corso del dibattito, attraverso esempi ed immagini di cronaca molto bene illustrati dal dottor Caruso, la questione è molto delicata, perché si va a toccare  un campo molto fragile che è quello dell'intimità personale, del vissuto, dell' interiorità, della sfera psicologica delle persone. Ed in ciò si rischia molto.  
E si rischia anche di invadere il campo  dei tutori della legge, con i quali si può collaborare, ma non certamente interferire.



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