Il libro di Martino Ciano, dal titolo Zeig, incoraggia alla lettura grazie
ad uno stile fluente che sottende un andamento musicale fascinoso.
Nei tratti iniziali della
narrazione si caratterizza il personaggio Marselo/Zeig,
con i suoi rituali da uomo-macchina: un attuale Charlie Chaplin – interprete di se stesso, Charlot – in Tempi Moderni,
il quale simbolicamente vaga, dalla verità alla menzogna, in un gioco di
ossimori infinito.
L’umanità soggiace al
consumismo, vestita di protagonismo assoluto, quasi a voler soppiantare l’idea
stessa del proprio “essere umana”: è
il dramma della nostra quotidianità fatta di conquiste quasi effimere. La
recessione incombe e pesa sulla testa di ognuno e, proprio come nel recente
passato, la povertà individuale è un incubo che può portare alla follia.
Il
tempo non si può acquistare e neanche vendere, come non si può con
l’amore, il rispetto, il desiderio di vera amicizia: esso si paralizza in una
dimensione che non c’è, l’oblio della morte sembra trionfare.
La trama e l’ordito del testo, intersecandosi
abilmente, incuriosiscono il lettore, e ne rendono avvincente la lettura: la
personalità di Marselo e la sua anima, risorta nei panni di Zeig, sono apparentemente inconciliabili, ma lasciano
certamente intravedere soluzioni a vite che sembrano perdute, proprio come Mattia Pascal. Da leggere. E consigliarne
la lettura.
Adriana
Sabato
Quello
descritto da Martino Ciano è un piatto universo orwelliano in cui la fuga con Keats
nella bellezza classica, in un illusorio “paradiso artificiale” con Baudelaire, rappresenta l’unica
possibilità per l’uomo moderno, ormai privato dell’antica centralità nell’universo
copernicano. L’attenzione conferita alle qualità dell’individuo romantico - che
trovava l’ispirazione e la felicità con l’immersione nella natura - sfocia ora in
un egoistico individualismo. La macchina produttiva
della civiltà urbanizzata scinde
in un primo momento la personalità – nell’ego, nell’es, e nel super io freudiano – per poi divorare, come un
buco nero, tutto ciò che di naturale esiste da sempre nell’indole umana.
L’effimero
piacere consumistico rende succube il suo stesso creatore, è Hyde a dominare Jekyll. Il risultato? “Gente che vacilla insonne come appena uscita
da un naufragio di sangue” (L’aurora,
Federico García Lorca).
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Sera sul viale Karl Johan - Edvard Munch |
Francesca
Grisolia
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