“A giudicare dai commenti sui social e dagli articoli
di qualche giornalista, quasi quasi la colpa del dissesto finanziario, in cui
versa il nostro Comune, sarebbe in egual misura da addebitare a chi ha
amministrato e a chi è stato all’opposizione. Addirittura c’è chi chiede le dimissioni dell’attuale
minoranza, rea di aver rivestito lo stesso ruolo nell’amministrazione
precedente.
Ebbene, riporto, in qualità di capogruppo del gruppo
consiliare di minoranza Belvedere Città Futura, quanto, fin dal 2014, con
l’allora gruppo consiliare Ora, abbiamo dichiarato come motivazione al voto
contrario a tutti i rendiconti (i documenti ufficiali e pubblici si trovano
sul sito del comune di Belvedere).
Eccepivamo fin da allora il superamento di 3 parametri
su 10, l’accertamento della condizione di ente strutturalmente deficitario, e
confermavamo tutte le criticità (anticipazioni di tesoreria, residui, mancata
riscossione, costi dei servizi) a suo tempo già esposte dal gruppo ORA sulle
previsioni ottimistiche contenute nei bilanci di previsione.
Affermavamo: “ E’ lo sforamento del parametro
“eventuale esistenza al 31 dicembre di anticipazioni di tesoreria non
rimborsate superiori al 5% rispetto alle entrate correnti” ad evidenziare la
presenza di comportamenti e situazioni difformi dalla sana gestione
finanziaria”
Le anticipazioni di cassa , previste dal D.Lgs 267/2000 (TUEL) si sostanziano come prestito a
breve termine, concesso dalla tesoreria per poter far fronte a pagamenti
urgenti e indifferibili in situazioni di carenza temporanea di disponibilità
liquide e non può essere adottata come fonte sistematica di finanziamento
dell’Ente. Nel corso degli anni il comune ha reso ordinario il
ricorso a tale strumento, mancando di individuare soluzioni alternative e meno
onerose. La Corte dei Conti, ricorda al riguardo, che la legge annovera il
ripetuto utilizzo alle anticipazioni di tesoreria tra gli indicatori di
situazioni di squilibrio finanziario. L’irregolarità posta in essere dall’Ente
è sintomo di una precarietà degli equilibri strumentali di bilancio e
rappresenta senza dubbio una violazione del principio di sana gestione. Il
continuo ricorso all’anticipazione di cassa è dovuto in gran parte alla
difficoltà di riscossione di tributi e servizi fondamentali quali TARI e
Servizio Idrico. La scarsa capacità di riscossione non è, secondo la nostra
analisi, addebitabile alla crisi economica, ma deriva dall’incapacità dell’Ente
di recuperare risorse per il 30/40%. Criticità più volte rilevata dalla Corte
dei Conti che sottolinea come la mancata riscossione può determinare un danno
erariale. E’ lo stesso revisore dei conti (che però, inspiegabilmente,
dava sempre parere positivo) a sottolineare, nelle sue relazioni, questa
circostanza, e ad invitare i responsabili del servizio, a procedere
tempestivamente all’emissione dei ruoli coattivi. Inoltre, l’analisi dei
residui attivi e passivi evidenzia che vi sono residui attivi, e cioè somme che
l’Ente deve incassare a vario titolo, di anzianità superiore a 5 anni e cioè ad
elevato indice di inesigibilità”.
Quanto sopra scritto è stato riportato nella varie
delibere del Consiglio Comunale di approvazione dei conti consuntivi, inviati
alla Corte dei Conti di Catanzaro e pubblicati su tutti gli organi di stampa
locali.
E poi, la maggioranza (quella votata dai cittadini per
più e più volte) così, laconicamente commentava i nostri rilievi: “Grande
soddisfazione di questa maggioranza proviene dall’aver saputo mettere in atto
una attenta politica di contenimento della spesa”.
Ricordo a chi fa finta di non sapere che le mani ce le
siamo sporcate eccome, che, appena insediati, abbiamo impugnato il precedente
consuntivo dinanzi al TAR, essendo correlato da una relazione di asseveramento
resa dal revisore dei conti il cui mandato era scaduto da tempo. In
quell’occasione, piuttosto che apprezzare la nostra intenzione di ristabilire
la legalità, c’è chi ci ha accusato di aggrapparci ai formalismi (come se le
norme di legge si potessero ridurre a “formalismi” piuttosto che fornire la
garanzia di legalità, ora come allora!).
Oggi ci troviamo in una situazione di dissesto
finanziario delle cui cifre veniamo a conoscenza solo adesso, ma il cui
risultato era stato da noi paventato e purtroppo previsto fin dal 2014 data del
nostro insediamento, quando denunciavamo un modo malato di amministrare, celato
dietro false cifre in bilanci incomprensibili e dopati.
Anche allora, come adesso, la nostra colpa era quella
di fare chiacchiere, dire inesattezze, disturbare l’operato di chi voleva e
sapeva fare, solo perché non eravamo noi ad amministrare… del resto, dicevano: “il
revisore dei conti ha dato sempre parere positivo, le cifre si trovano,
l’ufficio ragioneria avalla col suo parere positivo…..e voi che volete? Ata
stà,. Ci dicevano e continuano a dirci.
Faccio presente, inoltre, che per serietà e onestà,
prima di parlare (magari a vanvera) abbiamo preferito e preferiamo valutare
e visionare i documenti e non ci affidiamo, né ci affideremo solo ai
social, per manifestare il nostro pensiero, la nostra preparazione o le
nostre capacità.
Quello che alcuni hanno chiamato “silenzio assordante”
è sì silenzio, ma sui social, luogo virtuale in cui ognuno è convinto di
essere più bravo e più intelligente di altri, autoreferenziandosi senza alcuna
aderenza alla realtà.
Siamo convinti che la cosa migliore sia sempre il
faccia a faccia, il confronto diretto!
Questo abbiamo denunciato, riscaldando i posti della
minoranza (come qualche saggio leone da tastiera ha avuto il coraggio di
pontificare) da subito e ripetuto ogni sacrosanta volta si discuteva di conti,
bilanci, rendiconti e quant’altro.
Sottolineo che allora la giunta comunale, oltre che
dall’inossidabile e amato sindaco Granata, era formata anche dagli attuali
assessori Francesca Impieri e Marco Liporace e dall’allora assessore, oggi
consigliere di maggioranza, Vincenzo Spinelli, tutti premiati per l’encomiabile
lavoro svolto.
E allora cari cittadini, AMA STA’, perché il guaio
adesso è di tutti noi: di chi ha cercato invano di cambiare le cose e di
chi, invece, le ha volute conservare com’erano.
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