Parole forti, parole di dolore si
levano da tutta la nostra regione, la Calabria, bella, ma flagellata da più
tempo oramai, da casi di sanità mal gestita dal punto di vista strettamente
organizzativo come da quello propriamente etico. Ed è proprio quello il
problema più forte: l’etica. Si, perché da quando si parla in termini di aziende
ospedaliere, il fattore umano sembra proprio aver cessato di esistere, cedendo
il passo a termini come spesa sanitaria, bilanci, deficit, finanziamento:
tutto, insomma, ruota intorno al danaro. E il danaro, si sa, attira molti
interessi.
A fare da corollario a tutta una
situazione gravissima che ricorda da tempo immemore casi come quello di Santina
Adamo (e la cronaca è lunga), è il silenzio di chi non denuncia e la
sottocultura imperante che permette ad un sistema sbagliato di prevaricare i
diritti della gente. Tutto ciò per l’appunto si va a sommare con un’etica - in
realtà inesistente – quella della malavita organizzata. “Sanità organizzata”
fa dunque rima con “malavita organizzata” con l’unica differenza che di
questo sistema non si conoscono i dettagli. Dettagli che nel libro si traducono
in un pugno nello stomaco. Testimonianze forti che condannano
comunque la complicità dovuta al silenzio omertoso: la sanità è un bene comune,
appartiene a tutti e ad ognuno può capitare di trovarsi in situazioni di
un’emergenza tale da sprofondare in quel baratro dal quale in tanti non
si sono salvati e dal quale nessuno si può salvare. Chi non ricorda il triste
caso di Federica Monteleone? Uno fra tanti. Si è creato un sistema
nel quale la cattiva politica la fa da padrona in nome di un guadagno
illimitato ottenuto illegalmente e giocato tutto con la vita e con la morte
della gente.
“Sanità organizzata” fa dunque rima con
“malavita organizzata” con l’unica
differenza che di questo sistema non si conoscono bene i dettagli.
Troppe morti nel Tirreno cosentino:
aldilà dell’onda emozionale il sistema non funziona e per questo è necessario
iniziare ad alzare la voce e ad urlare e a dare risposta anche quando siamo
nelle cabine elettorali. Le responsabilità sono di tutti e sono da
ricercare non sempre altrove ma anche nella nostra memoria che non ricorda e
non rammenta presenze, nella politica, diverse dalle solite.
In realtà tutto inizia dalla vicenda
iniziata nel 2012 dell’ospedale di Praia a Mare in poi: una chiusura che
sembrava inaspettata ma dovuta principalmente a beghe politiche e a conseguenti
campanilismi che hanno depotenziato gli organici con debiti altissimi, bilanci
inesistenti, soldi che ‘sembrano’ spariti nel nulla. Un sistema dunque che non
può continuare così: questo libro apre le coscienze di tutti e richiama
ognuno alle proprie responsabilità. Anche la magistratura: perché a chi
dovrebbe essere sospeso per le omissioni e gli errori in realtà non succede
proprio nulla e a chi spetta giustizia, giustizia non trova.
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